L’autunno nel cuore, di Alex Kidwell

AeP - L'autunno nel cuore

Autore: Alex Kidwell
Lunghezza stampa: 206 pagine
Editore: Triskell Edizioni
Lingua: Italiano
Traduzione a cura di: Claudia Milani
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Trama:

Dopo che il cancro gli ha strappato il compagno con cui viveva da dieci anni, Quinn O’Malley si è allontanato da tutto e tutti. In un unico, tragico momento è passato dall’essere un promettente artista con un partner affettuoso a proprietario di un negozio di fumetti che si barcamena tra il lavoro e una vita che a malapena può essere definita tale. Si nasconde dietro un muro di dolore, rifiutando di lasciar andare Aaron e sentendosi in colpa anche solo a immaginare di vivere una vita diversa da quella che aveva con lui.
L’affascinate party planner con cui la sua migliore amica lo costringe a uscire per un appuntamento al buio rappresenta qualcosa per cui Quinn non è assolutamente pronto, ma Brady Banner entra lo stesso nel suo piccolo mondo congelato e lo stravolge. Per anni, Quinn si è concentrato solo sulla conclusione, ma via via che Brady comincia a sciogliere il ghiaccio che avvolgeva la sua esistenza, capisce che un momento può fare più che porre fine a una vita: può farne cominciare una nuova.

Recensione:

Ci sono delle recensioni che sono più difficili di altre da scrivere. Le recensioni dei libri che ti hanno lasciato indifferente e non sai bene cosa dire. Le recensioni dei libri che non sono piaciuti e in cui cerchi in tutti i modi di esprimere il tuo pensiero senza essere offensivo, tentando di fare una critica costruttiva.
E poi ci sono le recensioni di quei libri che hai amato talmente tanto che ti trovi a metà tra il non avere parole per descriverli e l’averne troppe. Come in questo caso. 
La parte più difficile, in particolare, è stata contenermi con le citazioni. Non so se posso esprimere con parole mie ciò che mi ha trasmesso l’autrice, le emozioni profonde, sconcertanti e dolorose, o le immagini poetiche che ha saputo evocare.

Trovai il suo sguardo, mentre le mie dita gli sfioravano la guancia e ne percorrevano l’arco con la punta. «Vorrei poterti dipingere,» mormorai e lui sorrise. Dicevo sul serio. Se avessi avuto a portata di mano i colori per catturare il modo in cui i capelli gli cadevano sulla fronte – onde bionde che incorniciavano la profondità del suo sguardo – la mascella abbastanza pronunciata da accogliere tutti i miei baci e tutte le mie parole sussurrate, le labbra che mi attiravano inesorabilmente verso di loro, il modo elegante in cui si muoveva, la pelle che risplendeva, illuminata da chiazze di sole, avrei fermato il mondo per ritrarlo. Mi sarei immerso nella sua bellezza, sempre più a fondo, fino ad avere le mani sanguinanti dei suoi colori.

Non è la prima volta che leggo questo libro. Lo lessi già tempo fa quando uscì in inglese, e sono davvero felicissima che la Triskell abbia deciso di tradurlo, perché si tratta senza dubbio di uno dei miei romanzi preferiti.
È una storia di rinascita, è la storia di un disgelo e di una calda alba, è una storia di dolore, sciarpe e crostate alla pesca. Aaron è morto, e il cuore di Quinn è rimasto congelato in un passato privo di futuro. Quinn porta avanti un’esistenza fredda, vivo fuori e morto dentro, perennemente intrappolato nel suo dolore.

Mi aveva amato fino al suo ultimo respiro. Le nostre ultime parole erano state quelle, esattamente quelle, sussurrate tra le lacrime e con una forza disperata prima dell’ultimo rantolo di vita.
Ti amo, cuore mio.
Ti amo anch’io, amore.
E poi più nulla. Mi aveva amato con la sua ultima scintilla di forza e io l’avevo amato con tutto ciò che potevo. Ora però non poteva più amarmi. O, piuttosto, l’amore che nutriva per me non era del tipo che poteva essere sentito, visto o vissuto. Non costruiva una vita.
Ovunque si trovasse il luogo dove andavano le anime, ovunque si trovasse il luogo dove le persone buone, pure e intelligenti andavano a riposare, Aaron mi amava. Non avevo nessun dubbio in proposito. Ma quell’amore non faceva parte del mondo terreno. Non era nella terra, non era nei muri del mio appartamento e neanche nei fantasmi del tempo passato. C’era, esisteva, ma non si manifestava con le sue braccia che mi stringevano. Non si manifestava con il mio nome sulle sue labbra. E di certo non si manifestava con lui un passo dietro di me per sorreggermi. Quell’amore era al di fuori dalla mia portata.
Aaron se n’era andato.
E io ero rimasto.

È impossibile per il lettore non immedesimarsi in quel tormento che strappa l’anima e la fa a brandelli. E quando finalmente, spinto dalle amiche, Quinn accetta di incontrare qualcuno di nuovo, succede l’impensabile. Quinn torna a sentire, a provare emozioni, a desiderare. A sperare in un futuro. E questo scatena in lui un profondo senso di colpa che rischia di distruggere per sempre quella speranza appena nata.

Sin da quando il mio compagno era morto e un estraneo mi aveva estirpato il cuore per sotterrarlo nella fredda terra e coprirlo con una pietra intagliata, le persone che mi stavano intorno mi avevano consigliato di andare avanti. Di piangere per lui e poi imparare di nuovo a vivere.
È quello che vorrebbe anche lui, avevano detto.
Meriti di trovare qualcun altro. Come se fosse semplice. Come se la mia vita potesse essere paragonata a una di quelle palle di vetro con dentro la neve, a cui bastava essere capovolte per cambiare aspetto. Invece, la mia esistenza assomigliava più a un puzzle a cui mancavano dei pezzi, e non importava che io mi impegnassi con tutto me stesso per creare una nuova immagine intera.
Se i nostri destini fossero stati invertiti, io non avrei voluto che lui andasse avanti. Ecco qual era il mio oscuro e vergognoso segreto. Se fossi stato io a morire, a lasciarlo, non avrei voluto che cercasse consolazione tra le braccia di qualcun altro. Erano miei i baci che si erano posati lievi sulle sue labbra. Mia la risata che aveva illuminato il cielo. Mie le mani che lo avevano sostenuto, accarezzato e reso reale. Lui era stato mio e io suo. Ed ero ancora suo, no? Non era forse quello il senso dell’amore?
Però avevo baciato Brady.
E volevo baciarlo ancora.

Il romanzo è interamente dal punto di vista di Quinn, che ci narra la storia in prima persona, immergendoci completamente nelle sue emozioni. È bello il modo in cui, così come si risvegliano il suo cuore e i suoi sentimenti, anche i suoi pensieri si fanno via via più caldi e poetici, riportando a galla il lato artistico di sé che credeva di aver perso.
Brady è la sua nuova musa, nell’arte e nella vita. Brady, che è così diverso da Aaron. Aaron era il cavaliere nella scintillante armatura, era protezione e sicurezza, era energia e pace. Brady invece è la luce, l’entusiasmo e la novità, è un calore nuovo e disarmante. È un personaggio che è impossibile non amare. Incredibilmente paziente e comprensivo, guida Quinn attraverso la sua rinascita, disposto a mettere in gioco le proprie emozioni sebbene consapevole di un possibile rifiuto. È un entusiasta. È appassionato in ciò che fa e in ciò che ama. E riesce a risvegliare quegli stessi sentimenti ormai sopiti anche dentro Quinn. Risveglia in lui qualcosa che aveva creduto morta. Qualcosa che aveva desiderato fosse morta e che credeva di aver seppellito per sempre insieme ad Aaron. Una parte di lui torna a vivere, e questa diventa la cosa più spaventosa del mondo.

«Mi manca,» bisbigliai con voce rotta. «Ogni secondo, come se urlassi per tutto il tempo, incapace di smettere. E mi viene voglia di fermare la gente per strada e chiedere loro perché non mi sentono. Perché continuano a divertirsi, a ridere, a mangiare, bere e vivere quando lui non potrà mai più fare nessuna di quelle cose. Come posso essere felice senza di lui? Come potrà qualcosa avere mai più senso?» I miei occhi si posarono nei suoi, su quegli abissi incredibilmente affascinanti, ora così gentili e confusi. Glielo si leggeva chiaramente in faccia che stava cercando le parole, ma di parole non ce n’erano.
«E poi bacio te.» Mi avvicinai di un passo, la sua tenera fermezza che mi attirava come una calamita. «Ti bacio e non sento più la sua mancanza. Ti bacio e non mi sento più sperduto nel mondo della desolazione. Non sono più intriso di dolore e tristezza e rimpianto. Io… sono e basta. Riesco a respirare.»
Con un sospiro lieve, Brady allungò le mani e mi accarezzò gentilmente il viso con la punta delle dita, prima di attirarmi a sé e baciarmi di nuovo. Baciarmi con una decisione tale che non potei fare altro che rispondere. E in quel momento, in quella piccola scintilla di vita, mi lasciai avvolgere dalla sua presenza.
«Mi fa paura,» ammisi in un sussurro. «Non so se voglio continuare a baciarti per sempre o odiarti perché quando sono insieme a te mi dimentico di lui.»

È un libro, questo, che ti scuote nel profondo. Chi ama e ha amato davvero sente che l’oggetto di quel sentimento è tutto, che è il punto cardine della propria vita. Sentirselo strappare via per sempre è un dolore inimmaginabile. Sostituirlo con qualcun altro è assolutamente impensabile.
Ma è questa l’incredibile scoperta che fa Quinn. Non deve sostituire Aaron con Brady. Non deve amare il secondo come ha amato il primo, dimenticandosi di lui. No, il cuore umano è in grado di contenere un amore infinito, e Quinn può amare il ricordo del suo primo compagno e contemporaneamente il suo futuro con Brady. Deve solo riuscire ad accettare l’idea di poterlo fare. Deve accettare il fatto che Aaron è morto, ma che lui è ancora vivo e che merita di vivere.

Volevo. Volevo cose e luoghi in cui Aaron non era mai stato. Volevo persone che lui non aveva mai conosciuto. C’erano storie in me che lui non aveva mai sentito. Faceva male, sì. Brady era nel mio letto, in quello stesso letto su cui Aaron non aveva mai giaciuto, ed era qualcosa di nuovo e bellissimo, spaventoso e triste. Non c’era più solo il dolore, ma qualcosa che trascendeva anche ciò che ero stato un tempo.
Lo amavo. Non come avevo amato Aaron, ma neanche di meno. Era l’amore di Brady, riservato a lui, così come l’amore di Aaron apparteneva solo ad Aaron. Li portavo entrambi nel cuore, mi accompagnavano ad ogni respiro, e quella consapevolezza non mi lacerava.
Ero triste, sì. Forse lo sarei sempre stato un po’. Ma ero più grande del dolore.

La poesia che abbraccia il dolore e accetta l’amore e la vita. L’inizio di un nuovo inizio. Un risveglio e una rinascita.
Amo di più questo romanzo a ogni nuova rilettura. Lo consiglio vivamente. Il suo gusto dolceamaro vi terrà compagnia per molto tempo anche una volta raggiunta la parola fine.

Cate

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